Medaglioni femminili del ‘900 a Parma
Ettorina Cacciani
Intervista di Enzo Terenzani (2002)
Protagonista incontrastata (e probabilmente insuperabile) del Teatro dialettale parmigiano, di Ettorina Cacciani si è parlato di recente in relazione alla sua decisione di abbandonare il palcoscenico. Il suo percorso artistico, iniziato nell’ormai lontano 1957, coincide con gli anni migliori del nostro Teatro in cui, pur in presenza di tanti ottimi artisti, la Cacciani riesce a brillare di luce propria e a regalare, a noi tutti, il fascino delle sue irripetibili interpretazioni. Nata a Vigatto, ha vissuto a Felino fino al compimento del 20° compleanno allorché Elena Balestrazzi pure artista di rango, la induce ad entrare a far parte della Compagnia di Mainardi.
Contemporaneamente debutta come corista – mezzo soprano nella Scuola di canto diretta da Barsanti, esibendosi in concerti lirici. Nel 1958 la Compagnia di Mainardi si scioglie: alcuni attori dialettali (Frigeri, Azzi, Varesi) costituiscono la Compagnia Alberto Montacchini a cui aderiscono anche Bruno Lanfranchi e Giordana Pagliari, iniziando a rappresentare diversi testi dialettali anche fuori provincia. La Compagnia cessa l’attività nel 1971 e la Cacciani, insieme a Lanfranchi e Frigeri (solo in un secondo tempo entrano a farvi parte anche Bellanova, Lodi e la Pagliari) aderisce alla Compagnia della Famia Pramzana. La Cacciani è, per ben 17 anni, attiva protagonista di una intensa attività: lei, nata in campagna ove il dialetto era, naturalmente, arioso, si dedica allo studio fonetico ed espressivo del vernacolo cittadino: si confronta continuamente coi compagni d’arte fino a raggiungere una perfezione linguistica tale da identificarla come autorevole attrice dialettale del nostro Teatro.
La Cacciani aveva nel frattempo sposato l’indimenticabile Bruno Lanfranchi (figlio d’arte cresciuto alla scuola dell’eccellente artista Paride, suo padre), costituendo così una ancor più affiatata e completa coppia artistica. Bruno però si ammala e la Cacciani, per non fargli mancare la sua presenza e le sue cure, sospende ogni attività per ben 7 anni fino alla sua morte avvenuta nel 1995. Ma il Teatro ha bisogno di lei: le pressioni della Pagliari e di Manotti, complice il suo non mai sopito amore per la recitazione, la convincono ad entrare (siamo nel 1996) a far parte della Compagnia Bruno Lanfranchi con Bellanova, Franca Bodria, Fabio Violi, Pietro Vitali e con le due neofite Roberta Carretta e Daniela Monteverdi, vere rivelazioni per elevate inclinazioni artistiche. E subito un trionfo e una serie di recite: dal Carta canta e vilàn ronfa (Teatro Pezzani, due recite) a Bél cme ’l sol, Marionètti senza fil, Spozèmma anca la nona, e tanti altri spassosi libretti. Seguono poi i venerdì alla Fiaccadori, il successo a Vezzano sul Crostolo ove ricevono il superoscar per la migliore Compagnia messo in palio dal Resto del Carlino.
Nel febbraio di quest’anno Ettorina Cacciani rinuncia definitivamente all’attività che l’aveva consacrata artista superlativa e certamente Maestra per tanti aspiranti attori che si erano succeduti al suo fianco. Ultima fatica: Spozèmma anca la nona, suo canto del cigno. Lascia il Teatro con un grosso cruccio (un doloroso magone): lo scarso interesse dei giovani verso il Teatro dialettale. Ritiene indispensabile puntare sulle Scuole, riabilitare il dialetto, insegnarlo come una seconda lingua per i suoi aspetti storici, tradizionali e come espressione autentica della parmigianità. In questo suo dolersi si può scorgere il desiderio (che in fondo in fondo non l’abbandona mai) che si possa, con uno sforzo comune, riuscire a far rifiorire il nostro Teatro dialettale con l’apporto di nuovi, entusiastici artisti e con la disponibilità di tutti quegli spazi necessari di cui abbisogna.
L’Ettorina ci mancherà, e non poco!