La Consulta ringrazia l’associazione Parma Nostra per avere permesso di inserire le effmeridi pubblicate nel libro “Il meglio di 35 anni di Lunario Parmigiano”

Ranuccio Farnese, quarto Duca di Parma e Piacenza (1569-1622), nonostante il controverso carattere, fece di Parma una capitale culturale alla stregua, se non superiore per quei tempi a Londra e Parigi. Alla città diede monumenti unici come la Cittadella, la Pilotta e il Teatro Farnese, oltre ad editti amministrativi innovativi, che ne fecero un centro all’avanguardia nello stile di vita e come modello architettonico.

Ranuccio I morì improvvisamente a Parma colpito di apoplessia, non giunto al cinquantatreesimo anno e dopo un regno di 30. Fu principe valoroso e lo dimostrò nell’assedio di Roano, nella spedizione di Algeri e nel guidare le Armi pontificie contro i Veneziani. Protettore munifico degli studi, aprì qui scuole di giurisprudenza, di medicina e chirurgia nell’anno 1599, e nel 1601 il celebre Collegio de’ Nobili, chiamato anche di Santa Caterina che costò 20 anni di lavori. Ornò Parma di quell’ enorme complesso di edifici chiamati Pilotta e del magnifico teatro Farnese. (L:Poncini)

La politica culturale

Ranuccio I si valse largamente dei monaci dell’ Ordine dei Gesuiti che, oltre all’ insegnamento universitario si occupavano anche di quello impartito nei Collegi che per volere di Ranuccio vennero eretti nelle città di Parma e Piacenza. Tra questi i più prestigiosi erano il collegio di San Rocco, che pure era destinato alla istruzione dei gesuiti, e quello “dei Nobili” istituito nel 1601, che ebbe lunga vita e nel quale, come in analoghi Istituti d’istruzione anche posteriori, si formavano i giovani destinati per appartenenza di ceto a formare i quadri di una classe dirigente. Sempre frutto della vocazione giuridica di Ranuccio nacque e prosperò durante gli anni del suo ducato la formazione dell’Archivio Farnesiano, la cui direzione fu affidata nel 1593 a Pietro Zangrandi. I documenti, gli atti vari delle magistrature dello stato trovavano qui la loro collocazione, ma vi furono depositate anche le relazioni dei collaboratori ducali accreditati presso le corti straniere, nonché gli atti dei processi criminali. Fu senza dubbio una iniziativatra le più meritorie di Ranuccio e del suo trasferimento a Napoli voluto da Carlo di Borbone nel 1734 ebbe motivo ben valido di dolersene il ministro Du Tillot venendo a lui ed al ducato mancare quel prezioso archivio.

(L. Poncini, Effemeridi storiche di Parma, Edit PPS.)