Ricette parmigiane

LA BUZÉCA DI GINO PICELLI

Ónt äd gommod e po äd la gran pasénsja. J én il primmi cozi ch’ a gh’vól parfär ‘na bón’na buzéca a sintir Gino Picéli che in fat äd buzéca al la säva lónga cme poch. La trippa, ch’l’à da ésor älta e narvóza, la s ’ taja in quädor grand e po con un cuciär la s ’ rascia bén bén fin ch’ l’é sgrasäda. La s’ läva in aqua corénta sinch o séz volti e po la s’taja a fètti cme ‘l salam. La s’métta a bojjor par quattr ’óri in-t-‘na brónza indò gh’é tutti il varduri tridädi; aj, sigòlli, carotli e sènnor, fin’na quäzi a cotura. Intant da ‘na pärta a s ’ prepara un fónd äd casaróla con la pistäda äd gras e sälsa. La s ’ fa andär par méz ’ óra e, quand l’é prónta, a s ’ ghe métta la trippa col varduri e la s’fa bojjor pian pianén do o tre óri. Al gioron dop la s ’fa bojjor ‘n’ältra méz ’ óra e po la s’lasa arposär n’ätor brizén. Dop, finalmént, la s ’ pól magnar, briza grasa e béla gomóza. (Tratto da: Aéenn’na da Biasär di Giuseppe Mezzadri)

Eccellenze parmigiane

 

 Scuola Internazionale di Cucina Italiana AL.MA  di Colorno

L’assegnazione del premio Sant’Ilario di Parma Nostra 2015 ad Albino Ivardi Ganapini ha dato modo di conoscere dai protagonisti i percorsi che hanno portato alla fondazione Scuola Internazionale di Cucina Italiana AL.MA che sforna 1300 professionisti della ristorazione all’anno, sta sul mercato della formazione e compete con altre strutture…cliccare per il testo   Scuola di cucina AL.MA. 

Musei del cibo

Le benemerenze di Ganapini non si esauriscono con la fondazione della scuola di cucina AL.MA. perché egli ha avuto un ruolo importante anche nella fondazione dei cinque Musei del cibo: della Pasta, del Pomodoro, del Salame, del Formaggio, del Prosciutto. Nessun altro territorio italiano può vantare una cosa simile… cliccare per testo completo e foto MUSEI DEL CIBO di G.Mezzadri

 

Dal portale “Musei del Cibo”  

Gastronomia dialettale parmense – Un territorio a vocazione alimentare

Parma vanta un indiscusso primato in campo alimentare. L’attuale posizione di eccellenza si fonda su un lungo processo che affonda le proprie radici nella storia e prende l’avvio in epoca pre-romana con una forte caratterizzazione data dall’allevamento, in special modo suino, e dalla conservazione delle carni, favorita dalla presenza in loco di sorgenti di acqua salata…(gli interessati all’argomento possono accedere al ricco portale, curato dallo storico Giancarlo Gonizzi, cliccando sul link  http://www.museidelcibo.it/page.asp?IDCategoria=225&IDSezione=0&ID=699461

 

DUE POESIE “GASTRONOMICHE”

Di seguito due “poesie gastronomiche” di Renzo Pezzani pubblicate dalla casa editrice Luigi Battei in: “Ricette parmigiane vecchie e nuove. Con poesie gastronomiche di Renzo Pezzani” per il “Cibus” 1985; ripubblicate, sempre dalla stessa casa editrice, in “A tavola con Renzo Pezzani” in occasione del “Parma Poesia Festival” 2006. Le poesie sono: “La conserva pramzana” e “Al salam”

cliccare per i testi POESIE GASTRONOMICHE

GEN 2017 GONIZZI ANOLINI FAMIJA

I vini delle nostre colline

Il vino bevuto in compagnia dà allegria mentre bevuto in solitudine facilmente procura tristezza. Con la poesia che segue, “Il Monte delle Vigne”, però Bertozzi ci dice che, con moderazione, non solo si può bere anche da soli ma che addirittura, nel suo caso, aiuta il poeta bloccato davanti al foglio bianco. Vari anni fa, dopo aver accompagnato Fausto Bertozzi a visitare, ad Ozzano, la cantina di Andrea Ferrari, tornato a casa ha scritto di getto questa bella poesia. (G. Mezzadri) – cliccare per il testo I VINI DELLE NOSTRE COLLINE–

Parma e il Lambrusco

II mio primo incontro col Lambrusco avvenne a Milano, nell’aprile del 1915. Avevo sedici anni. Ero appena tornato dal fronte francese e, ancora vestito dell’uniforme di volontario garibaldino delle Argonne, mi trovavo di passaggio a Milano con alcuni compagni della Legione. Una sera il Comitato interventista milanese ci invitò ad un rinfresco in nostro onore. Dopo l’amichevole riunione, Filippo Corridoni ci condusse in una osteria presso Piazza Fontana, dove ci offrì alcune bottiglie di Lambrusco. Corridoni alzò il bicchiere e disse: “Il Lambrusco è il vino più garibaldino del mondo”.

Il Lambrusco non solo è il vino più garibaldino del mondo, come ebbe a dire Filippo Corridoni, ma il più generoso, il più umano, il più libero, il più italiano fra tutti i vini italiani. La musica di Giuseppe Verdi è colma di Lambrusco fino all’orlo. In tutta la Chartreuse de Parme di Stendhal scorre una vermiglia, frizzante vena di Lambrusco”.

(Tratto da un inedito di C. Malaparte)

 

Parma e il Lambrusco

II mio primo incontro col Lambrusco avvenne a Milano, nell’aprile del 1915. Avevo sedici anni. Ero appena tornato dal fronte francese e, ancora vestito dell’uniforme di volontario garibaldino delle Argonne, mi trovavo di passaggio a Milano con alcuni compagni della Legione. Una sera il Comitato interventista milanese ci invitò ad un rinfresco in nostro onore. Dopo l’amichevole riunione, Filippo Corridoni ci condusse in una osteria presso Piazza Fontana, dove ci offrì alcune bottiglie di Lambrusco. Corridoni alzò il bicchiere e disse: “Il Lambrusco è il vino più garibaldino del mondo”.

Il Lambrusco non solo è il vino più garibaldino del mondo, come ebbe a dire Filippo Corridoni, ma il più generoso, il più umano, il più libero, il più italiano fra tutti i vini italiani. La musica di Giuseppe Verdi è colma di Lambrusco fino all’orlo. In tutta la Chartreuse de Parme di Stendhal scorre una vermiglia, frizzante vena di Lambrusco”.

(Tratto da un inedito di C. Malaparte)